COSA SUCCEDE AGLI ANIMALI DI FAMIGLIA IN CASO DI SEPARAZIONE?
Cosa succede se una coppia si separa e litiga su chi dei due debba avere l’animale di famiglia con sè?
Mentre la legge disciplina le modalità di affidamento dei figli e il loro mantenimento da parte dei genitori, nulla dice sugli animali. O meglio: la legge, attualmente, considera l’animale come un oggetto di proprietà, nulla più.
Per lungo tempo i giudici che si occupano di separazioni e divorzi non hanno consentito che i coniugi disciplinassero le modalità di affidamento degli animali nemmeno negli accordi consensuali e, in caso di separazioni o divorzi giudiziali, non decidevano alcunché in ordine agli animali oggetto di contesa.
Da qualche anno, invece, i giudici permetto che negli accordi di separazione o divorzio consensuale le parti possano disciplinare le modalità di affidamento e di mantenimento degli animali di famiglia sul presupposto che “Non essendo l’animale una “cosa” (v., ad. es., artt. 923 c.c.), bensì un essere senziente, è legittima facoltà dei coniugi quella di regolarne la permanenza presso l’una o l’altra abitazione e le modalità che ciascuno dei proprietari deve seguire per il mantenimento dello stesso” (Decreto del Tribunale di Milano 13 marzo 2013).
Recentemente, in un caso in cui marito e moglie litigavano su avesse diritto all’affidamento del cane e del gatto di famiglia, il Tribunale di Sciacca, si è spinto a decidere (decreto 19 febbraio 2019) che il gatto venisse lasciato a vivere con la moglie mentre il cane avrebbe passato una settimana con la moglie e una col marito.
I giudici, nella motivazione di questo provvedimento hanno detto una cosa molto importante: il sentimento per gli animali costituisce un valore meritevole di tutela, e quindi devono essere tutelati anche nel caso in cui la famiglia in cui sono cresciuti si “rompa”.